Si sa che il coach vede periodicamente il suo coachee per iniziare – compiere – completare un percorso, che, attraverso un certo numero di incontri più o meno mensili, si dovrebbe concludere nell’arco di sei mesi o un anno.
Quando ci si trova alle prese con un imprenditore intelligente, astuto, illuminato, che si fa? ci si adegua, ci si mette al suo servizio, si seguono i suoi ritmi. Ci si diverte anche, se possiamo chiamare divertimento la sfida delle intelligenze, il piacere di mettersi reciprocamente alla prova.
Così quando mi sono confrontato con Giacomo, un imprenditore di questa categoria, i tempi e i modi hanno cominciato a dilatarsi.
I tempi, perché la nostra collaborazione è diventata pluriennale, ed è tuttora in corso. Ma si è articolata in quarti d’ora rubati fra una riunione e l’altra, in mezzore dedicate a focalizzare un tema, e qualche volta in un paio di ore per fare brainstorming e viaggiare con la mente.
I modi, perché mi sono trovato quasi ad ogni incontro a svolgere un duplice ruolo. Da un lato essere catalizzatore attivo (a volte addirittura passivo e cioè con un ruolo quasi silente) per permettere all’imprenditore di fare le sue scelte e di progredire nei suoi progetti. D’altro canto è stato necessario, quando richiesto e sollecitato, togliermi il cappello del coach e scendere in campo direttamente, per progettare – disegnare – costruire i progetti che via via erano di interesse dell’azienda.
E’ un gioco di alternanze: seguire l’imprenditore nelle sue esigenze concrete, che vuol dire non soltanto entrare nel merito, ma anche fare, fare concretamente. Non succede con i manager, non succede nel life coaching e nemmeno nello sport; solo con gli imprenditori. E nel frattempo occorre non dimenticarsi di rappresentare la risposta alle sue attese di sostegno esterno, ovvero il motivo per cui si è iniziato il rapporto di collaborazione.
E allora l’incontro mensile si riempie di dialoghi – di confronti – di letture – di individuazione di chi-fa-cosa – di programmi – di assegnazione di compiti – di domande su domande – di verifiche. Ed il tempo non basta mai.
E’ così che nascono l’empatia, la simbiosi, la reciproca soddisfazione, e si compie il miracolo: il coach fornisce lo stimolo, nel coachee si accende una scintilla.