Arrivata da poco d’oltralpe, sta già diventando il fenomeno di moda del momento: è la x-door o escape room. Un piccolo gruppo di persone, da 2 a 6, è rinchiuso in una stanza appositamente ambientata e dovrà riuscire a scappare dalla stessa prima che un conto alla rovescia di 60 minuti giunga a termine.
L’obiettivo dell’esperienza/gioco – il divertimento è infatti una componente principe della X-Door – è quello di scoprire come aprire la porta e fuggire dalla stanza, piena di oggetti misteriosi e soprattutto di enigmi da risolvere. Uniche risorse, se stessi e la capacità di collaborare.
A parte l’aspetto ludico, che rende l’esperienza particolarmente piacevole nel tempo libero, la x-door è sicuramente un asso nella manica in più per chi sta conducendo un team coaching. Quante cose si mettono alla prova e si testano!
- collaborazione
- problem solving
- gestione dell’ansia
- controllo dell’uso del tempo
- bilanciamento fra attenzione ai dettagli e visione d’insieme
- finalizzazione degli sforzi
- tenuta emotiva sotto pressione
- gestione delle priorità
- gestione delle relazioni e dell’organizzazione all’interno del gruppo
Per questa ragione, io e il mio team di formatori abbiamo provato l’esperienza, a Milano, grazie alla gentile disponibilità dei suoi due proprietari Paola e Giulio. Abbiamo comunque notizia dell’apertura di escape rooms anche in altre città italiane.
L’esperienza è molto divertente, concreta ed emozionante: tre ingredienti fondamentali – come le neuroscienze ci hanno recentemente confermato – per un reale apprendimento. Non richiede particolari abilità fisiche né conoscenze di alto livello. Possono partecipare tutti a prescindere dal livello di scolarità. Per il raggiungimento dell’obiettivo è fondamentale un ottimo lavoro di squadra ed una buona organizzazione, oltre ad alcune altre competenze quali l’attenzione al dettaglio, la logica, la comunicazione ed il pensiero laterale. E’ un’attività che permette di scoprire i ruoli in un gruppo di lavoro e che certamente rafforza i legami tra colleghi.
In pratica, il coach può quindi prendere posto – un po’ in disparte – nella x-door e osservare il comportamento dei singoli ma soprattutto le dinamiche del gruppo. Una volta usciti dalla stanza (allo scadere del tempo infatti si esce comunque, anche se il team non è riuscito a risolvere tutti gli enigmi!!) e smaltita l’adrenalina, il coach può poi incontrare il gruppo per il classico debriefing: egli promuoverà nei partecipanti un’analisi di quanto avvenuto nella stanza, creerà collegamenti tra le dinamiche sperimentate nel gioco e le usuali dinamiche lavorative e darà inizio a varie riflessioni, proseguendo quindi più efficacemente nell’attività di coaching.
Gioco, emozione, sfida: eccoli, gli ingredienti di questa proposta. Che nasce come un’esperienza divertente e fine a se stessa, ma sembra fatta apposta per il team coaching ed anche il coaching individuale. In area manageriale, imprenditoriale, life, orientamento.