Tutti quanti sappiamo che imbarcare la valigia è come puntare sulla ruota della fortuna: la ritroveremo all’arrivo? E in che stato?
Il nastro trasportatore è un po’ come la roulette, mette in risalto che tipo di viaggiatore sei.
L’ansioso si piazza alla porta per poter individuare il suo bagaglio appena viene partorito; il finto rilassato si posizione sulla prima curva per tenere d’occhio l’intero flusso e, intanto, scaldare i muscoli per la presa in volata; il distratto guarda il suo bagaglio sfilare tre, quattro volte prima di accorgersi che è proprio il suo, anche se si tratta di un trolley a pois rosa e gialli come mai se ne sono visti prima. Abbiamo poi il super-coatto, quello che non sa resistere alla tentazione di sedersi sul bordo del nastro prima che inizi a girare. Perché? Perché sì, perché le ore di immobilità forzata in aereo non gli sono state sufficienti e poi deve sfruttare ogni istante di wifi dell’aeroporto per spammare la notizia del suo arrivo a destinazione, con tanto di selfie.
E infine c’è Lost, quello che si è perso, magari Lost il suo bagaglio lo trova pure, ma è proprio lui ad essere smarrito nel mondo. Ovviamente il Lost professionista è quello che passa il controllo con la bottiglietta d’acqua nello zaino; che tiene il tavolinetto aperto in fase di decollo/atterraggio; che si fa crollare addosso tutti i bagagli della cappelliera per l’ansia di riabbracciare il suo ridondante bagaglio a mano.
Al polo opposto troviamo il VV, il vero viaggiatore – quello alla George Clooney nel film Tra le nuvole – che vola solo con bagaglio a mano. È uno che ha capito tutto della vita e, se sei appena appena osservatore, lo noti già al controllo. Disinvoltissimo, indossa mocassini che si sfilano senza slacciarli; cintura col velcro al posto della fibbia; orologio swatch di plastica e mostra un’abilità da prestigiatore nello scuoiare il PC dalla custodia e riporlo nella vaschetta insieme alle chiavi e al cellulare. Quando attraversa la porta è come se il metal detector gli nebulizzasse intorno vapori di eucalipto e intonasse il motivetto: perché è un bravo ragazzo, perché è un bravo ragazzo…
A lui, il Clooney del check in, non capiterà mai di trovarsi al nastro che gira oramai vuoto, lui solo come l’ultimo larice spoglio affacciato sull’abisso bianco della pista da sci. Lui non sarà mai un Lost! O forse lo è stato e la mortificazione gli è riuscita tanto bruciante da fargli giurare che mai più avrebbe dovuto sostenere lo sguardo di malcelata soddisfazione – “meglio a lui che a me” – del fighetto con la Samsonite extra-large quattro ruote motrici basculante super-ammortizzata in carbonio ultra-leggero con rifiniture in alluminio anodizzato testato dalla NASA.
Ecco. credo che tutti abbiamo provato almeno una volta nella vita lo smarrimento della solitudine davanti al nastro che gira vuoto.
La nostra vita, per quanto in formato ridotto alle dimensioni del nostro bagaglio, è volata altrove, verso un’altra destinazione, lasciandoci lì, con la nostra identità raccontata in un libretto coi fregi dorati, una carta di credito, il cellulare e quel poco che abbiamo tenuto nel bagaglio a mano.
Benedetta sia la valigia smarrita!
Prezioso il momento in cui, impalato solo nel salone del ritiro bagagli, fai mentalmente l’inventario di ciò che potresti non avere mai più indietro e ti dici che, dai, infondo, non era roba così importante. Come in nastro trasportatore il mondo continua a girare e tu, alla fine, prendi il coraggio, giri sui tacchi e te ne vai con il tuo bagaglio oramai leggerissimo…sail on, sail on to another land beneath another sky…