Quando una istituzione, un’organizzazione, un qualsiasi soggetto collettivo comunque interviene, cerca di intervenire, sui percorsi di vita delle persone, compie quasi sempre un errore che invece andrebbe assolutamente evitato: realizza, anche in buona fede, progetta percorsi già strutturati, proponendo soluzioni prima di aver realizzato una vera e propria fase investigativa.
Nel migliore dei casi si cerca di replicare buone pratiche o casi di successo, nel peggiore le persone sono considerate in modo anonimo, come una categoria unica, al massimo differenziata in base al genere, l’età, l’istruzione, la classe sociale, l’etnia. Insomma, tutte categorie che tendono a strutturare le storie e le vite delle persone, a catalogarle dentro schemi utili per il progettista.
Quello che vorremmo proporre in questo tipo di intervento è una metodologia che si riconduce alle teorie più umaniste degli interventi sociali, quella che pone ogni singola persona al centro del suo processo di sviluppo, come attore di un percorso di vita che tiene conto delle competenze individuali: quindi le sue capacità, potenzialità, desideri, aspirazioni, valori, da far incontrare con opportunità già esistenti e strutturate ma anche da sviluppare in modo originale e innovativo.
Per fare questo proponiamo di utilizzare un approccio sì sperimentale ma umano, sì scientifico ma co-progettato con le persone. In questo modo, le persone non sono oggetto ma diventano pienamente attori, fin dalle prime fasi del percorso, che seguono insieme all’animatore/facilitatore esperto di orientamento, proprio in modo partecipato.
Le metodologie utilizzabili sono molte, tutte scientificamente dimostrate.
Una per tutti è quella del design thinking process dell’Università di Stanford, rappresentata nella figura che segue.
Un processo che pone le persone al centro e si avvia con una fase di empatia, di ascolto non giudicante delle persone: storie vissute, relazioni umane e sociali, desideri. E poi prosegue definendo e anticipando il cambiamento auspicato, ideando processi dalla condivisione delle idee, progettando una prima soluzione prototipale, testando infine in una fase sperimentale vincoli e opportunità del percorso fino ad ora immaginato.
Photo by Mikito Tateisi