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In preparazione a un viaggio di lavoro sfidante o a una negoziazione di quelle che impattano sulla carriera, tutto in inglese, di solito:
- si riprende in mano la grammatica
- ci si provvede di un’audiogrammatica da ascoltare guidando
- a casa si sintonizza la TV su CNN o simili, in continuo
- si obbliga il partner ad andare insieme al cinema in lingua originale
- si guardano le serie in Netflix in lingua originale sottotitolata.
Con risultati modesti, ammettiamolo.
Esiste però una strategia da coach che aiuta a migliorarsi in modo specifico. Per quella trattativa, quel contesto, quell’interlocutore, quell’argomento.
Una strategia che punta sull’apprendimento di brevi frasi adatte in quell’occasione, sulla comprensione dei modi di dire di quel business, sulla sintonia con la logica dell’interlocutore. Che punta più sulla struttura del discorso, sull’architettura della frase, che sulla correttezza della singola parola.
Una strategia che risolve e insieme è spiazzante: perché ci allontana dalle certezze della grammatica e del dizionario, e ci obbliga a trovare da soli esempi e modelli.
Con un percorso mentale di apprendimento e preparazione che mima la difficoltà di trovarsi fuori dalla comfort zone, e quindi raddoppia la preparazione (invece di dare un’illusoria sicurezza attraverso un percorso conosciuto di ripasso e consultazione).
