Contatto fisico, vita, esperienza di noi e degli altri, nell’approccio che portiamo in avanti in Italia con la Scuola di Gestalt Coaching. Propongo per iniziare una mia sintesi tratta da una riflessione di Antonio Damasio, grande neurologo portoghese.

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È sorprendente che in un universo termodinamico, governato dalle leggi di conservazione dell’energia e di aumento dell’entropia, alcune parti si organizzino in sistemi complessi, tendano a preservare la propria forma, si trasformino rimanendo se stesse, vadano oltre sé generando forme che le trascendono. Questa è la Vita.

Un miracolo, non un mistero. In base a quelle stesse leggi, una parte di universo, delimitata da un confine, può mantenere e incrementare il proprio ordine interno a spese di maggior disordine esterno. Deve però essere un sistema aperto e lontano dall’equilibrio, cioè con confini permeabili e selettivi, capaci di accogliere e elaborare al proprio interno un flusso continuo di energia/materia pregiata e informazioni, ed espellere materia, energia e informazioni degradate. È questa la dinamica dei Sistemi Dissipativi, categoria a cui appartengono tutti gli esseri viventi. (I. Prigogine).

Gli organismi hanno perciò bisogno per il loro sussistere di prendere ed assimilare cibo e aria dall’ambiente, nonché recuperare le informazioni sul dove, quando e come procurarselo. Non ci può essere vita senza percezione e forme pur primordiali di intelligenza, tale da collegare le informazioni in mappe dotate di causa e di senso, sufficientemente accurate per distinguere ciò che è buono e nutriente da ciò che è tossico e pericoloso. Vita, ordine, apertura, scambio, percezione ed intelligenza nascono e sono sempre insieme (H. Maturana, F. Varela).

Le mappe, topografiche, relazionali e causali degli organismi debbono necessariamente rispecchiare accuratamente l’ambiente e le sue leggi, capacità selezionata dalla sopravvivenza. Mente e Natura, Mappa e Territorio sono perciò governate da leggi estetiche e matematiche simili e corrispondenti. È il principio dell’Isomorfismo. (Psicologia della Gestalt, Wertheimer, Koffka e Kohler). Non sono però la stessa cosa. La comprensione della situazione può a volte fallire, con conseguenze anche dannose e catastrofiche.

 

Consapevolezza e Contatto

In Gestalt la piena sintonizzazione fra organismo ed ambiente, la coincidenza fra mappa e territorio, la consapevolezza della situazione e la messa in atto di comportamenti adeguati a farla evolvere in direzioni positive, è chiamato Contatto, e la funzione/capacità dell’organismo che lo realizza è “il sé”, il Sistema dei Contatti organismo-ambiente. (P.Goodman, F. Perls).

Il Processo di Contatto o Ciclo dell’Esperienza attraverso il quale l’organismo costruisce la mappa e agisce adeguatamente nell’ambiente è costituito di diverse fasi, ognuna governata da aspetti o sotto-funzioni diverse del sé (E. Polster, Scuola Gestalt di Cleveland). Esse sono:

  • raccolta delle percezioni, non o solo parzialmente strutturate, dal corpo e dall’ambiente (consapevolezza sensoriale, funzione Es)
  • assemblaggio emotivo e cognitivo della situazione in mappe o costellazioni globali di significato con l’utilizzo di schemi innati o precedentemente costruiti (formazione del Campo Figura/Sfondo, consapevolezza emotivo/cognitiva, funzione Personalità)
  • valutazione dell’adeguatezza della mappa alla complessità sensoriale della situazione attraverso il principio della Buona Forma (consapevolezza estetica, funzione Io)
  • creazione nel qui ed ora di nuovi schemi e significati più adeguati a comprendere e ad agire nella situazione (Creatività, funzione Io, Es e Personalità insieme)
  • azione consapevole (attraverso la mappa prescelta): pianificata, determinata, piena di grazia ed efficacia (consapevolezza nell’azione, funzione Io)
  • assimilazione ed integrazione della nuova esperienza e dei nuovi schemi al bagaglio già esistente (sviluppo e crescita, funzione Personalità).

La crescita della Personalità coincide con l’arricchimento e Il perfezionamento del repertorio di mappe e modi con cui comprendiamo e agiamo nel mondo, nel tempo progressivamente più rapidi, precisi, pertinenti ed efficaci. Talvolta però il funzionamento della Personalità, e del sé di cui fa parte, e il tipo di contatto che producono, si dimostrano inadeguati. In tali casi avviene generalmente un’applicazione rigida e fuori luogo, generalizzata e indifferenziata, di schemi semantici e comportamentali, inappropriati al contesto, situazionalmente inefficaci o controproducenti. La loro pervasività applicativa è da ricercare negli ambienti primari rigidi e ripetitivi o in situazioni traumatiche in cui si sono formati, segnati da elevato pericolo o angoscia; contesti che hanno portato e portano a un corto circuito cerebrale, al prevalere dell’amigdala con l’esclusione dei lobi frontali, al collasso delle funzioni superiori di sensibilità, consapevolezza e scelta, all’applicazione automatica di schemi e riflessi generalizzati.

La Personalità irrigidita e disfunzionale, inflessibile e incapace di evoluzione e trasformazione, è stata chiamata Carattere (Wilhelm Reich) o Nevrosi o Disturbo di personalità, un complesso di strutture emotive, cognitive e comportamentali con applicazione generalizzata, incapace di flessibilità e di sintonizzazione/contatto con la specificità della situazione; il suo manifestarsi disfunzionale nelle fasi diverse del Ciclo dell’Esperienza, avviene nelle diverse forme di Interruzioni di Contatto. Eccole di seguito.

 

Ostacolare la consapevolezza

Ad ostacolare la consapevolezza della situazione nella fase di Formazione del Significato vi sono:

  • la desensibilizzazione, la difficoltà di percepire le sensazioni corporee o di notare i fenomeni più significativi (ambiente primario sistematicamente abbandonico e frustrante, nel quale è stato sistematicamente inutile sentire, capire ed agire)
  • la confluenza, l’incapacità di differenziare bisogni, desideri, opinioni proprie od altrui (relazioni primarie simbiotiche, frustrazione della separazione da figure di riferimento)
  • l’introiezione, l’errata attribuzione a sé di parti, bisogni, opinioni, regole appartenenti ad altri (ambiente primario originariamente schiacciante e dominante)
  • la proiezione, l’attribuzione ad altri di parti inaccettabili o scomode di sé (ambiente primario minaccioso e persecutorio).
  • ad ostacolare il contatto e l’efficacia nella fase dell’Energia e dell’Azione vi sono invece:
  • la retroflessione, la mancata o ridotta trasformazione in movimento/energia cinetica dell’energia potenziale generata dalle emozioni (energia e direzione per l’azione), che si concretizza in un comportamento poco energico/assertivo all’interno di un ambiente relazionale percepito come fragile o pericoloso (sottomissione ad ambiente primario schiacciante ed oppressivo)
  • la dominanza, un comportamento caratterizzato da eccesso di energia (auto- affermazione reattiva a esperienze primarie schiaccianti ed oppressive), che non lascia spazio alle altre persone, generando sottomissione, conflitto, resistenze o rancori
  • la deflessione, in cui il comportamento e l’energia, pur qualitativamente e quantitativamente adeguati, non sono indirizzati verso la giusta meta, ma a parti dell’ambiente meno fragili o pericolose
  • l’egotismo, il dissipare tutta l’energia emotiva in un flusso inutile e ridondante di parole, che, come l’attrito meccanico, spegne ogni possibilità di movimento.

Come il gestaltista – coach, counselor o terapeuta che sia – sostiene il superamento dell’interruzione, l’aumento della consapevolezza, il ristabilimento del Contatto fra organismo ed ambiente, la riscrittura della mappa ed in definitiva del copione di vita?

Lasciate la mente e tornate ai sensi! diceva Fritz Perls, il fondatore della Terapia della Gestalt.

Allorché le mappe e gli schemi astratti dell’intelletto si sono rivelate inadeguati, ed è la frustrazione dell’esperienza che ce lo dice, esse devono essere destrutturati e confrontati con la ricchezza dell’esperienza corporea, per essere poi ridisegnati più integrati e completi.
Ecco varie specifiche linee di intervento con le diverse interruzioni di contatto.

 

Ridare vitalità

Per superare il torpore e la sfiducia della desensibilizzazione, occorre ridare vitalità, movimento e ascolto al corpo, dobbiamo sostenere il respiro, diventare consapevoli delle tensioni, dare espressione al gesto spontaneo e al gesto bloccato.

  • La nebbia paralizzante e noiosa della confluenza può progressivamente alzarsi se sosteniamo a guardare con maggiore pazienza, fiducia ed accettazione dentro se stessi, superando la paura della differenziazione e l’orrore del conflitto.
  • Le introiezioni possono essere smascherate nella loro natura di corpi estranei allorché esplicitate e confrontate con le esigenze più profonde dell’organismo e del corpo.
  • Le proiezioni, i pregiudizi ed i giudizi sommari possono infrangersi se confrontati con la fenomenologia discordante della realtà.
  • L’energia retroflessa, imprigionata nelle tensioni muscolari, aspetta solo di essere liberata e scatenata in un ambiente che non la minacci e la condanni.
  • La dominanza, espressione del desiderio di rivalsa, può essere superata attraverso l’immedesimazione con la sofferenza e i sentimenti dell’altra persona.
  • Le comode soluzioni deflettive sono smascherabili nella loro ingiustizia, spreco ed inutilità, e ridirette verso la meta originaria.
  • La masturbazione egotica, il dissipare la forza emotiva in una prosa vuota, priva di punti esclamativi e domande, può essere riconosciuta e superata come paura del contatto pieno e del cambiamento.

Essere Gestaltisti significa ricreare il Contatto con l’Esperienza, fra Organismo ed Ambiente. Lo scopo è il tornare a sentire la musica del Mondo e danzare la danza della Vita.

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Bibliografia

  • H. Maturana, Varela F., L’albero della Conoscenza, Ed. Garzanti
  • H. Maturana, Varela F., Autopoiesi e Cognizione, Ed. Marsilio
  • I. Prigogine, I. Stengers, La nuova alleanza, Ed. Einaudi
  • A. Damasio, Alla ricerca di Spinoza, Ed. Adelphi
  • W. Kohler, La psicologia della Gestalt, Ed. Feltrinelli
  • P. Goodman, F. Perls, R. Hefferline, Teoria e pratica della terapia della Gestalt, Ed. Astrolabio
  • E. Polster, Terapia della Gestalt integrata, Ed. Giuffrè
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Di Franco Gnudi

Franco Gnudi è fondatore e Direttore della Scuola Gestalt Coaching di Torino. Si è laureato in Ingegneria Meccanica, ha approfondito la propria formazione manageriale presso la SDA Bocconi, ha lavorato per diversi anni in grandi aziende italiane (ENI, Pirelli, Ariston). Ha conseguito la laurea in Psicologia Clinica e la Formazione in Psicoterapia della Gestalt, un approccio fortemente esperienziale e dialogico alla crescita personale. Il desiderio di integrare le conoscenze e le competenze acquisite, lo ha portato più recentemente allo studio del Life, Business Coaching e Organizational Consulting attraverso il Master in Gestalt delle Organizzazioni (SGT, Torino) e il Master in Business ed Executive Coaching (SCOA, Milano), con i quali ha potuto conseguire le certificazioni internazionali di EAGT-Gestalt Practitioner in Organisations e WABC Certified Business Coach. Collabora come Consulente, Formatore e Business Coach con varie aziende del settore pubblico e privato.