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Così i dibattiti, anziché essere un confronto di idee e opinioni differenti, diventano scontri personali con offese all’identità. Insegnava Martin Luther King: “Noi non distinguiamo tra giusti e ingiusti, ma tra giustizia e ingiustizia. Odiamo l’ingiustizia, ma amiamo gli uomini anche quando si comportano in modo ingiusto. Per questo ci concentriamo nell’indicare ciò che è giusto”.
Partendo da fattori che suscitano in noi stati emotivi e impressioni intuitive, possiamo essere indotti a ipotizzare delle regoledi causa-effetto. Il meccanismo psicologico di generalizzazione rapida crea stereotipi che, a loro volta, determinano atteggiamenti di pregiudizio. Si può creare il mostro o l’eroe.
Il fenomeno si può manifestare per giudizi negativi che si trasformano in sentimenti di odio verso una categoria e quindi verso le singole persone appartenenti a una comunità.
Lo stesso fenomeno può manifestarsi anche per simpatie personali che a volte diventano fanatismi integralisti o persino idolatrie di simboli.
Un eventuale uso improprio della generalizzazione induttiva è un rischio sempre vivo, che si può tradurre in un falso sillogismo: “Socrate è un uomo, Socrate è calvo, quindi gli uomini sono calvi”
Il coach, nel ruolo di aiuto a cercare la posizione più opportuna, deve prendersi il compito di suggerire acceleratore e freno.
- Lo stimolo propulsivo sarà orientato a non accontentarsi delle proprie analisi soggettive e andare a raccogliere altri dati e punti di vista sulla situazione.
- D’altra parte, servirà la prudenza nell’ascoltare e la pazienza di cercare di capire altre valutazioni prima procedere a fare una propria sintesi e prendere la propria decisione, in piena consapevolezza e responsabilità.