Coaching Desk in un magazine di coaching. Per chi ha da sciogliere un dubbio, o vuole confrontarsi. Qui, perché fare il coach
Ho guardato un po’ di corsi da life coach, e letto un po’ di roba, anche di coaching manageriale e di carriera. Quello che non ho capito bene è il perché, insomma che cosa è che dovrebbe spingere uno a fare il coach. Cosa pensi quando ti descrivi, dicendo “faccio il coach”. Invece che l’insegnante, il formatore, il consulente, il capo. O l’ingegnere il medico, il fattorino…
Voi che mi dite?
E’ una domanda particolare, la tua, che ci fa pensare che tu abbia una motivazione a fare il coach, ma che tu non sia sicuro che sia una motivazione giusta, una motivazione che ti aiuterà ad andare avanti e superare inevitabili difficoltà.
Come sicuramente sai già, non esiste una motivazione giusta in assoluto, ne esistono tante e l’importante è che la tua funzioni per te. Se vuoi provare a confrontarti, eccoti qualche motivazione/descrizione fatta il mese scorso dagli ex studenti di un corso di coaching, in fase di follow up.
- Aiuto la gente a interrogarsi su dove vuole arrivare, a fissarsi obiettivi e traguardi intermedi, a farsi un programma di allenamento e trovare tempo e risorse per arrivare. Solo che invece di occuparmi di capacità fisiche come la corsa o il football, aiuto i clienti a sviluppare capacità che sembrano più astratte, come saper influenzare positivamente le persone, o saper negoziare, o trasmettere una visione del futuro, o stare meglio in casa e sul lavoro.
- Mi occupo di leadership development. Cioè aiuto i manager a essere più efficaci nelle cose che devono fare in quanto capi; per esempio prendere decisioni, o gestire una trattativa, o cogliere segnali deboli, o pianificare un progetto e assegnare le priorità. Sono cose in cui è utile essere aiutati a trovare un proprio stile, e avere un coach che ti allena può fare la differenza.
- Lavoro sul delta fra oggi e domani, fra possibilità infinite e possibilità realistiche.
- Io aiuto la gente a fare un salto che finora non avevano il coraggio di fare, a sbloccare un ostacolo che hanno dentro senza saperlo. Li osservo, utilizzo dei test, faccio delle domande, e questo mi serve a inquadrare il problema. La soluzione la faccio trovare a loro, guidandoli con le domande giuste, con esercizi che possono sembrare buffi, facendo sperimentare una sensazione positiva che li porterà nella direzione giusta
- Mi vedo come un allenatore da circo, che ti aiuta a camminare sul filo, sull’asse da equilibrio. Mi piace pensare che conduco il mio coachee a stare meglio in armonia con se stesso, a mettere in sintonia il mondo del lavoro e quello privato, a bilanciare sforzi e voglia di arrivare, a distinguere fra quello che vuole veramente e quello che gli altri vorrebbero da lui e per lui.
- L’ho scelto perché è un mestiere che dà soddisfazione, che ti obbliga a aggiornarti, che dà un certo prestigio e anche un riscontro economico. In cui posso dosare il mio impegno. Che ti fa stare con le persone in modo invasivo ma non troppo.