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Perché il corpo non mente, se si sanno analizzare i suoi segnali e la comunicazione non verbale.
Non si tratta di un’assunzione arbitraria ma proveniente, prima di tutto, da anni di studi sui comportamenti degli animali : sono i calming signal che dicono a due cani che si incontrino, se è il momento di lottare o ritirarsi; così come fra due persone che si conoscano per la prima volta, lo sguardo, la prossemica, la postura, danno informazioni sulle prime azioni e parole possibili .
Questa tesi è particolarmente importante nelle attività di supporto alla persona: coaching, counseling e terapia hanno grande giovamento dalla possibilità di accompagnare, al processo verbale, l’osservazione dei gesti. Come pure la criminologia trae grande vantaggio dallo studio delle espressioni al fine di provare la veridicità di un’affermazione. Non sempre però il percorso è naturale e semplice : al di là della competenza necessaria, l’alternarsi di comunicazione verbale e non verbale, può ingenerare dubbi o interpretazioni che possono, nel tempo , rivelarsi inesatte.
E’ noto infatti che orientandosi ad un cambiamento, le persone possano resistere, non sempre in modo consapevole e spesso per un’emozione o un trauma, che risiede in zone nascoste del cervello e che non emerge perché il corpo protegge se stesso da dolori, paure e delusioni.
Ferma restando la capacità che riconosciamo ai professionisti del campo , di saper osservare ed utilizzare il non verbale per determinare coerenza e incoerenza del processo , crediamo che possa esistere un percorso più rapido per arrivare al punto, specie laddove l’aspetto emotivo sia fortemente coinvolto.
Ci vengono incontro alcune discipline tipicamente corporee, che tuttavia, integrate nei percorsi di coaching e counseling, possono velocizzarne l’evoluzione, individuando le resistenze al di là del livello razionale che le filtra, prime fra queste la Kinesiologia Applicata.
Di derivazione Kiropratica , con un forte collegamento con la Medicina Tradizionale Cinese, la Kinesiologia Applicata ha lo scopo di indicare alla persona le proprie aree di squilibrio energetico, i collegamenti e gli impatti di esse e suggerisce metodi e tecniche per favorire il restaurarsi di un equilibrio più funzionale al benessere.
Attraverso il ricorso al Test Muscolare (Touch For Health) , la K.A. consente di raccogliere informazioni sulla persona a livello fisico/strutturale, mentale/emotivo e biochimico/nutrizionale.
Chiedo scusa ai professionisti del settore della semplificazione operata nel testo, ben sapendo che l’obiettivo non è istruire all’uso del TFH ma rendere chiaro il vantaggio del suo impiego nei percorsi di coaching e counseling, soprattutto quelli in cui l’aspetto emotivo sia fortemente coinvolto.
A partire dalla Medicina Cinese, si considera integrata una situazione in cui l’organo interno esplorato, il meridiano (canale virtuale identificato dalla Medicina Cinese) che trasporta l’energia dall’organo verso l’esterno ed i muscoli che la ricevono , risultano in equilibrio fra loro .
Le informazioni sull’equilibrio, possono essere tratte da qualunque parte del sistema, evidenziandosi tuttavia il muscolo, come ottimo segnalatore degli squilibri energetici .
Col Test Muscolare, si sollecita il muscolo scelto (Muscolo Indicatore= M.I.) a produrre una reazione, veicolando la risposta attraverso i propriocettori muscolari.
Il muscolo può dare risposte rapide, se la contrazione delle cellule fusiformi è veloce (muscolo carico =ON) o risposte rallentate (muscolo scarico = OFF) se la risposta è debole a causa di un deficit energetico.
Il muscolo carico, quindi adeguato per energia, risponde rapidamente e sotto Test Muscolare mantiene il suo tono e resta al suo posto, mentre un muscolo scarico, al Test Muscolare perde tono e scende in modo visibile durante la pressione dell’operatore.
Nel filmato che segue, vedrete una simulazione di Test Muscolare, operato sul Deltoide Medio , muscolo sensibile e facilmente isolabile dagli altri.
Non necessariamente il cambio di indicatore (da muscolo carico a scarico) segnala un problema nel muscolo, nell’organo o nel meridiano di riferimento ma suggerisce uno squilibrio energetico che successivamente verrà esplorato e “corretto” con tecniche specifiche che non sono oggetto di questa trattazione.
Proprio a partire dal concetto che il corpo non mente, immaginate cosa accada quando lo si solleciti ad esplorare un tema ad alta valenza emotiva : dall’amigdala, parte arcaica del cervello che presidia le reazioni istintive, parte uno stimolo che mette in stato di stress il corpo (e la persona) e produce / prepara reazioni, a livello di molti organi e, certamente, predispone i muscoli ad ingaggiare un combattimento o una fuga.
Occorre qui velocemente citare il funzionamento del ciclo dello stress.
Lo stress, fenomeno adattivo in situazioni di cambiamento, mentre in quantità contenuta (eu-stress) può avere sulla persona effetti benefici, stimolando la tenuta sotto pressione e la capacità di sopportare sfide importanti, può avere, quando eccessivo o ripetuto nel tempo (di-stress), effetti disfunzionali sull’equilibrio della persona e sulle sue performances.
Lo stress evidenzia alcuni stadi di sviluppo
- stadio di reazione d’allarme: il corpo entra in stato di allerta in relazione all’esposizione iniziale al fattore stressante; fattori stressanti possono essere rumori, cambiamenti di temperatura, scadenze non rispettate, gioie e dolori
- stadio di resistenza: il corpo aumenta al di sopra del normale il proprio livello di resistenza per adattarsi alle continue esposizioni al fattore stressante
- stadio di esaurimento: il corpo è ormai privo dell’energia necessaria ad affrontare i continui adattamenti ai fattori stressanti e cominciano ad essere evidenti i sintomi di malattie da stress, a volte persino mortali
A ciascuno di questi stati si accompagnano modifiche fisiche, mentali ed energetiche e, purché non si sia nella terza fase, l’individuo tende a strutturare in modo spontaneo le sue soluzioni.
All’attivarsi di una o più combinazione di elementi, alla reazione fisica si affianca anche quella comportamentale cosicché, in funzione delle abitudini e della storia delle persone, in funzione delle esperienze vissute in base alle reazioni attivate, in base ai pensieri che emergono e alle percezioni di conseguenza possibili, si avvia la reazione che sfocerà in un comportamento di lotta o fuga.
Questo accade in modo analogo, quando si esplori un’emozione, proprio perché il corpo , per quanto la sfera razionale possa tentare di nascondere ciò che non si vuole sapere , a livello corporeo la reazione delle cellule fusiformi e dei propriocettori si attiverà comunque : a fronte di una sollecitazione positiva, il muscolo resterà carico, mentre sollecitato da una percezione sgradevole, il muscolo darà un cambio di indicatore. (da ON a OFF).
Vediamo l’esempio nel filmato.
Pertanto, trovandoci in un percorso di coaching/counseling con una persona, che mostri un blocco a procedere, una fatica a ricordare , una resistenza a far emergere i fattori ostacolanti, potremo procedere, se la persona è d’accordo, ad esplorare l’emozione che la blocca, introducendo il test muscolare già durante il colloquio in corso.
Parimenti , sempre alternando comunicazione verbale e TFH, potremo esplorare la percezione della persona rispetto all’emozione, come si è formato il blocco e persino in quale momento della sua vita, aiutandola così a ricondursi a quel momento per comprendere l’impatto di quanto successo.
A questo punto , mentre nella Kinesiologia si procederà con le apposite tecniche di ripristino dell’energia nei meridiani, nel coaching e nel counseling si procederà secondo la prassi consueta, normalmente legata all’approccio seguito.
Ecco un caso
Silvia arriva da me con un rilevante stato di preoccupazione : durante il Covid l’azienda dove lavora ha avuto rilevanti danni economici ed ha stabilito un periodo di Cassa Integrazione per alcuni dipendenti ; a lei è stato richiesto di scegliere tre collaboratori da porre in Cassa Integrazione.
Silvia però, proprio non riesce a farlo : tra i pochi che fanno parte della sua struttura, non c’è nessuno che possa permettersi di restare senza lavoro o con una paga decurtata senza che ci siano conseguenze per lui e la famiglia.
Inizio ad esplorare in merito ai suoi obiettivi e alle azioni già messe in atto e ad un tratto mi dice :
S : “In realtà io so benissimo che l’azienda non ha altre vie d’uscita ma trovo profondamente ingiusto far ricadere su alcuni le responsabilità di altri”
La giustizia è un valore profondo, uno di quelli che blocca molti, forse di più bloccante c’è solo l’onestà e di questi tempi neppure tanto. Credo allora che questa “credenza” sia l’ostacolo all’azione, fermo restando che Silvia ha già detto che non intende opporsi alla decisione aziendale ma non riesce a procedere nella scelta . Quindi affondo e vediamo se sblocca.
C : “Mi pare di capire che lei in fondo condivida la scelta aziendale e tuttavia non riesce a dar seguito alla richiesta che le è stata fatta perché ritiene di compiere un’ingiustizia”
S : “Esatto”
C : “E mi dica Silvia, se altri facessero come lei, cosa accadrebbe”?
S : “Forse si creerebbero vertenze sindacali, conflitti e certamente produrremmo un danno per l’azienda”
C : “…..che potrebbe anche decidere di rinunciare alla cassa integrazione e aumentare le perdite …..”
S : “Si “
C : “E così lei potrebbe dire di aver partecipato all’azione che ha trasformato un’ ingiustizia per pochi in un’ingiustizia per tutti” !
S : (sbarra gli occhi)
Penso allora di aver colto il punto: usando lo stesso valore che vuole salvaguardare contro la sua resistenza, forse le creo un’immagine insopportabile. Però non basta …..
S : “Si ma io non voglio questo: sono certa che l’azienda stia facendo la cosa giusta, però io proprio non ci riesco”.
Decido allora di intervenire col Test Muscolare (T.M.)
Preciso per chi guardi, che di norma il Muscolo Indicatore (M.I.) risulta carico quando la risposta sia SI e scarico per il NO ma quando si ponga il cliente di fronte ad una scelta all’interno di una lista, ciò che ci darà la risposta, sarà il “cambio di indicatore” ovvero quando, dopo una serie di “Carico” , il M.I. d’improvviso si scarica, segnalando che ci possiamo fermare .
S : “17 anni fa…….era il 2003 , avevo 13 anni” (il respiro si affanna e scoppia in lacrime)
Lascio che si calmi ……….e spontaneamente inizia a parlare
S : “Avevo 13 anni, eravamo prossimi all’estate . Mo padre era un grosso Dirigente di un’azienda importante. Aveva scoperto che un suo collaboratore aveva manipolato dei dati, riuscendo a sottrarre all’azienda parecchi soldi .Gli aveva parlato intimandogli di restituirli ma non era stato possibile. Così era stato costretto a denunciarlo all’Amministratore Delegato che lo aveva licenziato.
Quell’uomo aveva 3 bimbi piccoli, tentò il suicidio ma fu salvato.
Tre giorni dopo in piena estate mio padre, solo in città, aveva avuto un infarto che quasi l’aveva ucciso.
Mio padre non c’è più ma ho sempre in mente il suo dolore, il senso di colpa, la sensazione di aver fatto del male……. E quel dolore e senso di colpa sono dentro di me ……non voglio fare del male a nessuno.
Il percorso va avanti, lavorando sulla ristrutturazione del suo punto di vista e usando tecniche per il dolore ma anche per la paura perché il timore di ammalarsi è probabile che la accompagni.
Non mostreremo il seguito del percorso ma è importante sottolineare la velocità con cui il corpo, con l’uso del T.F.H
- Scopra l’emozione bloccante
- La definisca
- La isoli nel tempo e nello spazio
rendendo più rapido e sicuro il lavoro successivo, mediato dalla parola.
Provare per credere !