Il maestro Jaime Astarloa insegna un’arte nobile e antica. La scherma per lui non è un’attività atletica, ma la disciplina morale e spirituale dell’uomo d’onore. Perciò grande è il suo sconcerto, quando una giovane e bella sconosciuta bussa alla sua porta per pregarlo di accettarla come allieva. Adela de Otero sembra nata con il fioretto in pugno, sarebbe l’orgoglio di qualsiasi insegnante, e ciò che vuole dal maestro è che lui le sveli un colpo di cui pochissimi tra gli spadaccini più valenti conoscono anche solo l’esistenza.
Lei vuole apprendere questa mossa segreta, speciale, imbattibile. Affascinato, il maestro di scherma accetta di allenarla, anche se intuisce che dietro una richiesta tanto peculiare si nasconde un intento segreto, forse pericoloso.
Il Maestro di Scherma è un bel romanzo dello scrittore spagnolo Arturo Perez Reverte, non un manuale sul coaching e sull’insegnamento. Ma ha tanto da dire sulla relazione docente-discente, sulla passione di far emergere nell’allievo un’abilità latente, sul rischio del coinvolgimento eccessivo, sulla gradualità dosata dell’apprendimento, su quanto si svela di sé nell’insegnare come nell’imparare.