Erfahrung in tedesco vuol dire “esperienza”, ma deriva dal tedesco antico Irfaran che significa “viaggiare”.
Iniziamo allora un nuovo viaggio, della mente e del corpo, dopo Mont St. Michel e Siena.
Questa volta andiamo molto lontano, in mezzo al mare, a scoprire un’isola fantasmagorica: Mauritius.
Quasi tutti noi, nell’immaginario collettivo, la identifichiamo con una spiaggia assolata, con fondali da scoprire, con una bella vacanza ricca e sgargiante.
Non è obbligatoriamente così.
Mauritius è un posto strano, perchè è fatto di tantissimi luoghi e persone così diversi tra loro anche rispetto a quello che ci aspetteremmo di ammirare.
Tanto da farci pensare, quanto anche noi, ognuno di noi, siamo in realtà un caleidoscopio fatto di sfaccettature diverse.
Certo ci sono spiagge meravigliose, l’Ile aux Cerfs sopra tutte (dove non troverete mai un cervo ma dicono che ci siano stati), fondali splendidi, grandi e sontuosi alberghi, ville principesche, campi da golf da sogno,vita notturna e tutto quello che un turista cerca.
Ma c’è tutto un mondo diverso da scoprire e da esplorare, che esula da tutto ciò.
E’ un’isola che ha visto approdare nei secoli uomini e donne provenienti da differenti paesi: dai portoghesi al seguito di Vasco de Gama agli olandesi ed ai francesi e agli inglesi delle varie Compagnie delle Indie fino agli schiavi e ai deportati indù.
La popolazione è quindi meravigliosamente un misto di razze – colori – idiomi – religioni che ne fanno un coacervo di esperienze, di relazioni, di conoscenze interessanti ed appaganti.
E’ bellissimo visitare il variopinto mercato coperto di Port Louis (la capitale), dai vegetali alla frutta esotica, dai pesci di tutti i tipi alle carni di tanti generi: mille colori, tanta gente, grande pulizia, mancanza assoluta di odori molesti.
O un esteso orto botanico a Pamplemousse, tanto grande da doverci girare in auto.
O la Vanille, un grande parco di allevamento di tartarughe
(dalle più piccole alle gigantesche) e di coccodrilli, da quelli appena nati fino ai più grandi rettili in cattività.
Oppure le cascate e le terre colorate di Chamarel.
Senza dimenticare i templi indù dell’entroterra, le piantagioni di canna da zucchero, i mille façonniers (grandi brand di maglieria hanno qui le loro fabbriche) o gli artigiani che costruiscono e vendono modellini in legno di piccole imbarcazioni.
Anche se tutto questo può intrigare ed invogliare a intraprendere un viaggio non breve (una decina di ore di volo), ci si può domandare perché e che cosa c’entra con i nostri percorsi di coaching.
In parte ci si può (ci si deve?) domandare, nel corso del viaggio, quanto vario può essere il genere umano, ma anche quanto ognuno, noi compresi, è la somma di tante diverse componenti che ci rendono unici e degni di vivere.
In caude possiamo lasciarci alle spalle Mauritius con un pensiero di Ralph Waldo Emerson, un filosofo e poeta americano del XIX° secolo, che ci suggerisce come poter fare tesoro, per noi e per quelli che verranno, del grande viaggio della vita:
“Non andare dove il sentiero ti può portare; vai invece dove il sentiero non c’è ancora e lascia dietro di te una traccia”
L’immagine di copertina fa parte della serie <Mongolfiere> di Marina Massaro, artista ideatrice di Wings & Walls.