Per un maggiore approfondimento, e per l’analisi puntuale del comportamento sul lavoro delle differenti “generazioni” si rimanda all’articolo pubblicato da Carlo des Dorides su Brain Cooperation, di cui questo è un abstract.
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Oggi convivono in azienda persone appartenenti a numerose generazioni, che hanno competenze, esperienze e atteggiamenti diversi rispetto alla vita e al lavoro. Tutto ciò genera un’alta complessità nelle dinamiche interpersonali, amplificata dall’accelerazione delle generazioni.
Se in passato “si aveva una nuova generazione ogni 20-25 anni, oggi lo stesso concetto di generazione è soggetto a revisione e, per molteplici fenomeni socio-culturali, prevalentemente innestati dalla rapidità dell’innovazione tecnologica, si ha la nascita di una nuova generazione ogni 10-15 anni” (S. Salomon).
Quindi la complessità del team di lavoro in funzione della sua composizione generazionale tende ad aumentare drasticamente negli ultimi tempi.
Oggi il modello di convivenza si è completamente sovvertito se, per lavorare, sono necessarie alcune competenze abilitanti legate al mondo social & collaboration, alle modalità di lavoro smart & flexible, che gli anziani non posseggono, e che invece i giovani nativi digitali padroneggiano per formazione ed esperienze vitali.
Tali generazioni hanno anche un diverso atteggiamento nei confronti del lavoro: i digital native o millenial (nati intorno agli anni novanta, la prima generazione completamente digitale) non sono disposti a compromessi in alcuni ambiti, compromessi che i loro padri e nonni hanno invece accettato, primo fra tutti il sacrificio del proprio tempo e del benessere personale.
Questo è il nuovo quadro di riferimento nell’ambito del quale operano le Direzioni Risorse Umane, le quali dovranno saper gestire:
- la combinazione di conoscenze tacite, basate sull’esperienza dei baby boomer e quelle più esplicite e formali dei millenial, porta vantaggi sia alle competenze dei singoli lavoratori che alle competenze complessive delle aziende
- le competenze in gioco nel passaggio dalle generazioni, dove i baby boomer sono portatori di competenza esperienziale e i millennial sono sullo smart & flexible
- linguaggi diversi e una leadership liquida per la rimozione dei pregiudizi negativi e della visione stereotipata del lavoratore senior, considerato incapace di apprendere e utilizzare le nuove tecnologie, e perciò meno produttivo di un collega più giovane.
Per approfondire: Carlo des Dorides, La gestione delle differenze generazionali, su braincooperation.it.