“Il lavoro che ho mi piace, sì, mi ci trovo bene, ma mi hanno proposto un’altra cosa, e allora sono incerta se accettare o no.”
Giovanna, che è arrivata da me con questa decisione da prendere, è una ragazza di 27 anni, laurea magistrale con lode in matematica, un anno di Erasmus a Parigi, assunta a tempo indeterminato nell’azienda milanese dove era entrata come stagista durante l’ultimo anno di Università.
Ha cominciato a descrivere il lavoro che fa, e la sua idea era quella di proseguire dandomi tutti i dettagli possibili su quello che le hanno offerto. Immagino che si aspettasse da me una specie di algoritmo che l’avrebbe aiutata a pesare le diverse prospettive. E che se mi avesse fornito abbastanza dati, avremmo avuto un metodo quasi scientifico a garantire una buona scelta.
Invece l’ho fermata, e le ho chiesto dove vuole essere fra 5 anni.
Mi ha detto di essere ambiziosa, che per lei il lavoro è importante, e che l’aspetto economico pesa.
In pochi minuti abbiamo messo insieme un piccolo profilo, dove lei sarà capoprogetto o responsabile di una funzione e di un budget, con collaboratori suoi da far crescere, con visibilità internazionale. E inoltre con la possibilità di mantenere se stessa e il mutuo che ha in mente per l’acquisto di una casa.
A questo punto le ho chiesto quale delle due posizioni, l’attuale o quella che le propongono, è un trampolino migliore per il ruolo che vuole avere fra 5 anni. La risposta è venuta fuori di getto, non aveva più alcun dubbio!
Per completare il nostro colloquio, le ho spiegato lo schema logico che ho seguito. Cioè che da giovani è logico investire su se stessi: e quindi è meglio scegliere la strada che in un futuro a medio termine garantisce un miglioramento consistente, anche se non è la strada che nel breve porta ad un miglioramento.
E che funziona meglio confrontare le alternative con l’obiettivo, piuttosto che le alternative fra di loro!
foto di Giulia Stazzi