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Il coaching è una modalità di supporto alla persona, dove il coach aiuta il coachee a raggiungere un suo obiettivo.

Si sviluppa così una relazione dove -partendo da un obiettivo preciso e non dall’interità della persona, come succede ad esempio nel counseling- il coach indirizza e sostiene il coachee nel conseguimento dell’obiettivo stesso; eventualmente aiutandolo a metterlo a fuoco e a riformularlo, anche alla luce della fattibilità del percorso e delle risorse disponibili.

Un esempio: un manager si prefigge di migliorare la propria capacità di gestire i collaboratori. Il coach lo aiuterà a identificare e mettere in atto specifici modi di lavorare più efficacemente con quelle persone; e contemporaneamente a migliorare le sue capacità di leadership, definizione degli obiettivi ed eventuali altre competenze organizzative.

Secondo esempio: un ragazzo chiede supporto per decidere se frequentare un impegnativo Master in UK della durata di un anno. Il coach gli farà esplorare le possibili alternative, valutare se ha le risorse per frequentare efficacemente il corso, a partire dalla padronanza della lingua, e confrontare le alternative e il Master con gli obiettivi a medio termine che si prefigge per la sua carriera.

 

A che cosa serve il coaching ?

Come si vede dagli esempi, il coaching è un processo creativo di formazione individuale, che valorizza l’individualità della persona, ha come punto di partenza la sua definizione degli obiettivi su cui impegnarsi, rispetta i suoi ritmi di apprendimento. È una formazione altamente flessibile per tempi/programmi/metodi, mirata ad un obiettivo specifico concordato fra coach e coachee. È un viaggio guidato, che ha come ingredienti sogni e sforzi e passione. Che richiede di mettersi in gioco, di accettare di modificarsi, e non solo di acquisire una nuova abilità o conseguire un risultato desiderato.

Il coaching serve a migliorare la performance, acquisire capacità e abilità, sbloccare potenzialità, sulla base di caratteristiche che la persona già possiede. Per esempio: diventare più bravi a parlare a un pubblico di potenziali clienti, prepararsi alla Maratona di New York, capire quale percorso sportivo è più congeniale, gestire una specifica negoziazione o esame, affrontare una dieta senza scoraggiarsi, adeguare il proprio stile di vita a mutate condizioni economiche o anagrafiche o fisiche. Un coach non trasforma la personalità del coachee, non capovolge le sue abilità e nemmeno gliene fornisce di nuove partendo da zero, ma le integra, le completa, le amplifica.

 

Perché il coaching è di moda oggi

  • Nelle aziende

Nel mondo del lavoro si parla sempre meno di formazione e sempre più di coaching: perché i contenuti della maggior parte degli apprendimenti sono disponibili su internet, e il pezzo da sviluppare rimane quello dell’applicazione individuale.

  • Nello sport

Negli sport agonistici è oggi diffusa la consapevolezza che la differenza la fanno la motivazione, l’affinamento dello stile personale, la determinazione adulta  anche quando i coetanei si divertono

  • Nella vita

Perché si accetta di beneficiare di qualche riflessione guidata nei momenti di scelta

  • Nell’orientamento professionale o scolastico

Ovvero in una situazione in cui la scelta apre e chiude delle possibilità e ha un grande impatto sul futuro

 

Ambiti di applicazione del coaching

Si parla di coaching manageriale, business, performance, sportivo, personal branding, professionale, interculturale, life-style, di orientamento, studio, filosofico, etico, di carriera, famiglia, mentale. E anche relativo a dieta e salute in genere, e altro ancora. Tutti casi in cui un percorso personalizzato e mirato può fare la differenza: aiutando a finalizzare le risorse e sbloccando ostacoli specifici, sperimentando varianti ai comportamenti abituali, intravedendo soluzioni nuove, trovando l’energia per ricominciare da capo.

Terzo esempio: un giocatore di tennis che si avvia all’agonismo si rivolge a un coach per elaborare il suo personale stile vincente, quello che massimizza le sue caratteristiche fisiche e di personalità. Mentre si era rivolto a un maestro di tennis per imparare sia le basi dello sport sia la strategia, da come spiazzare l’avversario o coordinarsi nel doppio a gestire la progressione dei set.

 

Limiti di applicazione del coaching

Non è acquisizione di nozioni, e quindi non si sostituisce al libro o al manuale, al contrario, ne ha bisogno. Non è la bacchetta magica, purtroppo. E nemmeno l’alternativa al terapeuta per la soluzione di problemi personali.

Non è ricerca delle cause per risolverle, non è erogazione di consigli, non è elargizione di informazioni o ripetizione privata o un servizio chiavi-in-mano.

 

Come si svolge un percorso di coaching

Un percorso dura da alcuni mesi ad un massimo di un anno, in cui il coach utilizza delle metodologie e una serie di incontri.

 

Gli incontri di coaching

Normalmente un percorso di coaching si sviluppa attraverso un numero limitato di incontri a due (indicativamente da 6 a 12) distribuiti sull’arco di alcuni mesi/1 anno, ognuno della durata di un’ora o due. In ogni incontro, che può essere virtuale, oppure di persona in ufficio o nello studio del coach o in un contesto più easy, il coach:

  • verifica il conseguimento di obiettivi intermedi;
  • ne assegna di nuovi insieme ad esercizi mirati;
  • utilizza eventualmente alcuni test;
  • fa riflettere il coachee sulle difficoltà incontrate e sui vantaggi che sta costruendo;
  • fa in modo da sbloccare le potenzialità del coachee
  • gli propone stimoli e immagini che lo aiutino;
  • tiene alta la sua motivazione a continuare sul percorso.

 

I metodi di coaching

Le metodologie di cui fa uso il coach dipendono dalla Scuola a cui si è formato. Tutte hanno come base l’approccio maieutico, lo sviluppo di una relazione di influenzamento e sostegno, l’ancoraggio all’obiettivo. Il metodo offre al cliente strumenti che permettono di elaborare e identificare gli obiettivi e rafforzare efficacia e prestazione personali.  Citiamo in modo non esaustivo:

. definizione di obiettivo SMART

. metodo GROW

. tecnica dello scalatore

. utilizzo di metafore ristrutturanti

. approccio olistico, da Gestalt

. assegnazione di esercizi

. orientamento alla soluzione

. riflessioni paradossali

. sperimentazione guidata

. domanda del miracolo

. la formula “P = p-i”

. conseguimento dello stato di flow

. costellazioni sistemiche

 

Il costo di un intervento di coaching

Di un percorso di coaching si pagano le sessioni con il coach, come avviene con uno psicologo o un medico, contrariamente alla prassi di pagare un risultato – come farebbe un avvocato o un commercialista.

Una sessione, che come dicevamo dura in genere un’ora ma può arrivare a due, costa da 50€ a 500€ e oltre. Dipende dalla abilità e notorietà del coach, che normalmente è correlata con la complessità delle sfide del ruolo del coachee.

 

I padri fondatori del coaching

John Whitmore e Timothy Gallwey sono considerati I fondatori del coaching modern: entrambi sportivi, hanno sistematizzato l’approccio a quella particolare relazione docente-discente che oggi chiamiamo coaching.

  • Tim Gallwey, che si è basato sulla sua esperienza di maestro di tennis, ha sottolineato il ruolo del gioco interiore, e come questo faccia la differenza fra successo e fallimento
  • John Whitmore, lasciata la carriera di pilota automobilistico, si era dedicato alla psicologia transpersonale, e alla ridefinizione degli obiettivi per migliorare la performance

Mentre fra gli antenati possiamo citare il filosofo greco Socrate con il suo metodo maieutico e la figura del tutor del mondo accademico anglosassone, che insegna ad imparare.

Senza dimenticare la parola coach (= carrozza in inglese) che secondo alcuni sottolineava nel XIX secolo la capacità dei migliori tutor di trasportare; e secondo altri il trasporto di cui avevano bisogno gli studenti meno preparati…

 

La critica al coaching

Il coaching è una disciplina relativamente nuova, e anche per questo suscita alcuni punti di attenzione:

  • la professione è poco normata. Può quindi capitare di imbattersi in coach improvvisati. Per tutelarsi, si può chiedere in quali Scuole ha conseguito la specializzazione, a quale Associazione aderisce e a quale codice etico fa riferimento
  • a volte il coach si comporta da consulente, ovvero ritiene di avere una soluzione valida al problema e fa in modo da farla adottare
  • ci sono casi in cui è più utile un mentor, ovvero una persona dotata sia della competenza specifica a livello senior, sia di una metodologia da coach
  • in altri casi la figura professionale giusta è il counselor, o lo psicologo
  • non sempre si ha chiaro che arrivare all’obiettivo richiede un’evoluzione personale, non una semplice aggiunta di skills o risultati
  • quando chi paga il coaching è l’azienda, si verifica un potenziale gap fra gli obiettivi del coachee-committente e dell’impresa-cliente; con possibili ritrosie del coachee e invadenza del capo.

 

Team coaching e coaching di Gruppo

Vi sono casi di coaching aziendale in cui oggetto dell’intervento è una pluralità di persone, come una squadra di venditori, oppure il Board aziendale, oppure tutti i neopromossi in un ruolo complesso.

In questi casi si parla di

  • team coaching quando il mandato è di lavorare sia sulle skill individuali sia sul funzionamento del gruppo (negli esempi, la squadra dei venditori o il Board). Spesso questo tipo di intervento è realizzato non da un coach singolo, ma da una squadra di coach capace di lavorare in modo coordinato.
  • performance team coaching, quando il mandato è lavorare sul risultato quantificabile del lavoro della squadra, negli esempi precedenti
  • group coaching, quando i partecipanti sono accomunati da sfide analoghe, ma non lavorano insieme (nell’esempio, il gruppo dei neopromossi).

 

Il coaching nel mondo anglosassone

Il mondo anglosassone è la patria del coaching come lo intendiamo oggi, ed è anche l’area geografica di origine delle due maggiori associazioni internazionali: l’americana ICF e l’inglese EMCC.

Tende oggi a:

  • affermare che un buon coach non prescinde dalla competenza nella materia in cui il coachee chiede supporto. Quindi tende a sovrapporlo alla figura del mentor
  • distinguere nettamente fra coaching relativo al mondo del lavoro e coaching life (anche se c’è chi come Gallwey sostiene che è tutto life)
  • utilizzare la parola coach al posto di allenatore, quando si riferisce al mondo sportivo, sovrapponendo le due funzioni
  • farne oggetto di uno specifico corso di laurea universitaria.

 

Scuole di Coaching

Le Scuole sono moltissime in Italia, e chi volesse specializzarsi può prendere in considerazione anche corsi Europei o Statunitensi. I corsi on line hanno una qualità analoga a quelli in presenza quanto a interattività e networking, quando sono gestiti bene. Una Scuola seria dura almeno un anno di calendario, anche due, perché il presupposto è che essere coach è un atteggiamento professionale e mentale che va maturato, e questo richiede tempo.

Per sceglierla, suggeriamo i criteri seguenti:

  • che al termine vi sia una verifica dell’apprendimento, e che questa verifica porti al riconoscimento da parte di una Associazione.
  • che la parte teorica superi le 60 ore complessive
  • che la parte di esercizio pratico fra partecipanti sia almeno il doppio
  • che teoria e pratica includano metodi per gestire i casi difficili, p.es. chi è coachee solo perché lo ha deciso il capo, o chi continua a cambiare obiettivo, o non si impegna negli esercizi
  • che sia obbligatoria una sperimentazione al di fuori del corso stesso.

Infine, alcune Scuole propongono una specializzazione, p.es. in business coaching o coaching familiare. Altre ritengono che il metodo sia comune a tutti i contesti, e che quindi non abbia senso distinguere o specializzare.

 

Associazioni di Coaching in Italia

  • ICF Italia, ovvero il chapter italiano della più grande associazione internazionale
  • EMCC Italia, il chapter italiano di European Mentoring and Coaching Counsel
  • ACI Associazione Coaching Italia
  • AICP  Associazione Italiana Coach Professionisti
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Di Cristina Volpi

Coach accreditata ICF e EMCC, Founder del magazine CoachingZone, Master di II livello in coaching e comunicazione Strategica. Ha operato per imprese multinazionali e familiari e not-for-profit, in Italia e in svariati paesi Europei, in USA, in Brasile, in India, lavorando con Pirelli, Studio Ambrosetti, Butera & Partners e come libera professionista; attualmente è volontaria con Sodalitas. Ha pubblicato “Leader, storie vere ed inventate di imperatori, manager e capi” Ed. Il Fenicottero; “C’era una volta il capo” Ed. Fendac; “Bilanci e Veleni” e “Banditi in Azienda” Ed. Guerini; “Sconcerto Globale” con Favero, Ziarelli Ed. Apogeo; “No Smoking Company” con Favero, Ziarelli, Ruggeri, Ed. Kowalski.