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Buongiorno,
sono un coach che non ha mai fatto una sessione in remoto, sicuro come sono (ero?) che la relazione è quasi tutto, nelle helping professions…
Forse lo penso ancora. Ma vedo che tanti miei colleghi formatori si sono buttati sui webinar, e tanti coach si sono messi a fare sessioni Skype.
Voi che ne dite?
Anche prima di questa emergenza molti coach e counselor lavoravano (in parte) via Skype/Zoom/Whatsapp/FaceTime, cioè in compresenza a distanza, utilizzando sia voce sia immagine.
Il servizio di supporto erogato può avere la stessa efficacia di una seduta faccia-a-faccia, purché il coach sia in grado di garantire la qualità dell’interazione. Quindi sì, siamo d’accordo con te che in una helping profession la relazione è cruciale; ma aggiungiamo che può essere eccellente anche a distanza.
La competenza professionale ovviamente è un presupposto che non cambia. Attenzione, ascolto, maieutica, definizione dell’obiettivo di cambiamento, metafore, ristrutturazione dell’esperienza, empatia, assegnazione di esercizi, verifica dei passi avanti: nella relazione a distanza si può utilizzare tutto questo come sempre.
Occorre aggiungere la perfetta padronanza del mezzo.
Perché una seduta di coaching fatta al computer non è come la connessione con i colleghi in smart working, dove tutt’al più scappa una risata, se il gatto irrompe sulla tastiera, se sullo sfondo compare il partner in accappatoio, se lo schermo si appanna e la connessione si indebolisce perché il figlio si è attaccato al video-gioco. Eh no, la qualità della sessione di coaching sta anche nella qualità del tempo passato insieme, nella percezione di cura e attenzione che il coach saprà trasmettere.
Allora, ecco le cose da fare:
- dotarsi della migliore connessione internet possibile, per evitare black out (orribile) ma anche pause, distorsioni, effetti indesiderati. Ci sono dei siti su cui verificare in modo gratuito e veloce la velocità della connessione che avete. Attenzione, non in tutti i luoghi della casa la connessione ha la stessa qualità.
- utilizzare il computer è meglio del tablet perché ha la tastiera, e il tablet è meglio del telefono perché lo schermo è più grande. In ogni caso fate in modo che non si muovano durante la sessione
- avere una postazione di lavoro in cui non essere disturbati e che sia, appunto, una postazione di lavoro e non un appoggio momentaneo. Dove siano assenti rumori di fondo, sarete seduti a vostro agio con il computer ben appoggiato e quant’altro può servire a portata di mano: per prendere appunti, consultare qualcosa, disporre di immagini evocative. Studio, sala, anche un terrazzo, da evitare la cucina o il letto
- curare il setting che in questo caso è costituito dallo sfondo dietro di voi, l’illuminazione, l’inquadratura: tutto deve contribuire a costruire l’effetto desiderato, a vostra scelta fra professionale/domestico, rassicurante/stimolante, formale/informale, giovane/tradizionale, ecc.
- utilizzare consapevolmente la voce, sia tono sia volume e distinguendo fra l’uno e l’altro: perché è soprattutto la voce che prende il posto dei gesti e della fisicità che vengono a mancare in remoto
- ricordare che del vostro coachee vi mancheranno le info che vi dà inconsapevolmente quando lo avete davanti, attraverso la postura e i gesti
- essere veloci e pronti a usare anche un supporto scritto, come una chat o le email: per rafforzare un messaggio, o segnalare un link con un esercizio da fare subito
- essere puntuali al minuto: l’attesa davanti a uno schermo che non si connette è più snervante di quella in una sala d’aspetto. Utile mandare un messaggio un quarto d’ora prima.
- ricordare che la riunione fatta al computer è più faticosa di quella in presenza: occorre quindi ridurre i tempi complessivi facendo durare la seduta al massimo un’ora
- avere pronte delle caramelle o un bicchiere d’acqua per schiarirvi la voce.
Buon lavoro!