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Perché tanti ruoli, funzioni, attività fino ad oggi sconosciuti, hanno preso piede con forza, mentre altri andranno gradualmente sparendo, dentro le aziende e come racconto qui, fra le professioni di supporto.
Così, chi ha continuato a pensare al coaching come ad un percorso di accompagnamento di un cambiamento, un processo di sviluppo di competenze ed altre cose simili ben centrate da tante definizioni di coaching, in qualche caso si è dovuto fermare, mentre chi ha spostato l’attenzione sulla performance, in quel senso economico-organizzativo che non tutte le forme di coaching consentono di presidiare, è andato avanti, più forte di prima e con la percezione di un lavoro più etico, spesso donato almeno in parte, per rafforzare la solidarietà in un paese in sofferenza.
Ecco una storia recentissima.
Una antica pasticceria milanese, Martesana SpA, con diversi punti vendita in città, aveva da poco avviato un percorso di miglioramento del funzionamento organizzativo, quando i decreti sul Coronavirus hanno dapprima rallentato e poi bloccato completamente l’attività, con la chiusura totale dei punti vendita.
L’azienda, di proprietà di una famiglia di imprenditori, non si era mai trovata in una situazione simile: tutta la vendita passava dai negozi, l’attività di e-commerce era stata abbozzata ma mai implementata, con un sistema di visibilità basato in prevalenza sul passa parola e limitato contributo dei social.
D’improvviso il problema si poneva, in prevalenza, su due fronti: fatturati annullati e giacenze rilevanti di materiale fresco che, benché abbattuto, non aveva lunga scadenza.
In prima battuta e con un certo disappunto rispetto alla recente partenza del progetto, penso che dobbiamo fermarci. Appena interrotta l’attività però, arriva una chiamata della famiglia: “Saremo costretti alla cassa integrazione e proprio perché la gente sarà ferma in casa, questo è il momento perfetto per andare avanti col nostro lavoro”.
Imprenditore intelligente, che valorizza la consulenza, non si perde d’animo e trasforma un vincolo in opportunità.
Il mio primo pensiero è “sarò in grado di aiutarli”? però le richieste non parevano riguardare l’emergenza, bensì il proseguimento del lavoro avviato e la preparazione del futuro.
Invece appare a tutti naturale riorientarsi subito: alle prime riunioni on line con i gruppi identificati, loro stessi suggeriscono il riallineamento degli obiettivi :
- Gestione degli sprechi del fresco
- Attivazione di fatturato tramite e-commerce
Sugli sprechi in passato, le tentate soluzioni disfunzionali erano consistite in donazioni, di cui però nessuno era venuto a conoscenza, per una sorta di pudore che è spesso tipico degli imprenditori che vengono dalla gavetta e che considerano normali alcuni valori e quasi imbarazzante renderli noti.
Scelti i destinatari delle donazioni, (Croce rossa italiana e Ospedali Riuniti di Bergamo) programmiamo immediatamente dei post per valorizzare la bella azione, con successo immediato in termini di Like.
A questo punto iniziamo a rinforzare l’ e-commerce, con strade più semplici (cartelli nei negozi, numero unico) ed altre più articolate (nuova sessione del sito, accordi con alcuni delivery, lancio sui social)
Un gruppo si orienta sullo sviluppo delle vendite, ideando e studiando nuovi prodotti/servizi che possano caratterizzarsi proprio durante la pandemia. Fra questi la chat cake, una torta da spedire identica a due famiglie collegate in chat per un festeggiamento, con spedizione gratuita della seconda torta; così come la torta del 1 maggio, la tiriamocisu, per festeggiare i lavoratori in quarantena e quelli, al contrario, in prima linea.
Un gruppo parallelo si dedica a fare l’analisi dei costi dei prodotti (certamente diversi dai costi standard in assenza di cassa integrazione) individuando nuovi posizionamenti prezzi, sia per il prodotto che per la consegna, anche tramite benchmark con la concorrenza.
Forniamo nuovi input ai gestori dei social affinché, con messaggi emotivi più sintonici rispetto al periodo, evochino continuamente il dolce accompagnamento fornito dalla pasticceria.
Entusiasmante la risposta del personale coinvolto che, pur in cassa integrazione, non smette mai di generare idee, valutarle e lanciarle, nonostante la situazione organizzativa, consentisse loro di stare fermi.
La produzione ottiene il permesso di non fermarsi, pur con le dovute misure di sicurezza.
Oltre 200 le consegne del giorno di Pasqua, con un fatturato, nelle tre settimane contigue, di circa il 50% di quello del periodo corrispondente del 2019 a negozi aperti (a fronte di un’ipotesi di fatturato pari a zero!) ed un margine circa doppio.
E’ di questi giorni la prima riapertura di uno dei punti vendita con la modalità take-away ma questa volta, l’e-commerce si affianca e procede. Il prossimo passo prevede un intensivo lavoro di sviluppo di questo canale, mentre saranno presto consegnati i primi kit <gelato a casa>; un bell’esempio in cui il Coronavirus non ha sottratto qualcosa, anzi l’ha aggiunta! Duole dirlo ma questo passaggio non si sarebbe fatto ancora a lungo, se non ci fosse stata l’emergenza.
Ricostruire un’azienda che sta cedendo durante la pandemia, sviluppare canali di mercato on line prima non previsti, sbloccare una performance di qualcuno che si è spaventato, confuso e paralizzato…… questi i compiti che si sono presentati davanti a noi e che ci hanno fatto sentire sugli estremi di un continuum: troppo incapaci o, al contrario, indispensabili.
Certo il coaching di performance assomiglia più ad una consulenza sui risultati, in termini di efficienza e fatturati, e non è semplice da condurre senza una formazione integrata alle spalle, che consenta di mettere il naso su aspetti di marketing, produzione, costi e ricavi. D’altra parte, anche chi si trovi oggi in un blocco emotivo causato dalla paura del virus e dal senso di impotenza, necessita di un coaching-counseling non consueto in momenti normali, dove si lavora a cambiare i numeri delle aziende ma anche a sollecitare le emozioni ed aiutare ad uscire dalla sacca dell’ansia che il Coronavirus ha causato a tante persone, bloccandole in una morsa di senso di incapacità.
Aziende in trasformazione, che hanno sostituito, oppure affiancato al core business, altri contigui; si pensi alle aziende della moda che, approfittando della competenza e dei macchinari per la produzione di tessuti, hanno iniziato a produrre indumenti per la protezione personale; o a quelle dei cosmetici che hanno trasformato in gel disinfettanti la loro esperienza di realizzazione di cosmetici e profumi; per non parlare della moltiplicazione dei delivery e degli esperti della tecnologia dell’ e-commerce, rimedio quasi esclusivo al crollo dei fatturati dovuto alle chiusure di più usuali canali commerciali…….
Per molte delle strutture che si sono rapidamente adattate, lo smart-working era già una prassi, in qualche caso un vezzo, classificata tra le più moderne forme di benefits per i dipendenti; per altre invece, questa modalità organizzativa è diventata una sorta di dovere sociale, indispensabile a proteggere i collaboratori senza rinunciare alle attività gestibili con il loro lavoro da casa.
Ma anche persone in trasformazione, che dalla crisi legata alla pandemia stanno imparando qualcosa di più su se stesse. Non parlo solo degli addetti alla nostra pasticceria, ma anche di Silvia, la studentessa di Medicina di cui parlerò nella prossima puntata, fra pochissimi giorni, che completa questa nel tratteggiare il cambiamento di cui siamo stati spettatori e protagonisti.