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Vorrei condividere qualche piccolo spunto per conoscerci  un po’ di piu’, rifocalizzare le nostre priorità, prenderci cura di noi stessi soprattutto da un punto di vista psicologico, gestire questa fase in cui mescoliamo attacco, fuga e freezing (immobilità), ovvero quelle modalità di difesa ereditate dai nostri antenati e che si manifestano in modo naturale e spontaneo nelle situazioni percepite come pericolose.

 

1 – Ripercorrere i sogni

Che al mattino ci si senta un po’ in letargo oppure che invece ci si senta svegli come grilli, perché non dedicare un 10 minuti del nostro tempo, una volta svegli, all’analisi dei nostri sogni?

E’ una pratica che si può ben approfondire durante una psicoterapia, ma la tecnica è piuttosto semplice da utilizzare e si può sperimentare in autonomia anche solo per curiosità. Di solito è gestita all’interno di una psicanalisi, ma può essere anche essere praticata come autocura e sollievo personale.

Per prima cosa occorre iniziare a scrivere un diario di ciò che è accaduto durante la propria giornata, del contenuto onirico e delle sensazioni che hanno accompagnato il risveglio.

Dopo aver descritto il sogno, che ne è la parte manifesta, si può iniziare ad approfondire quella latente ovvero: quello che ci ricordiamo e raccontiamo con il sogno è la rappresentazione del nostro stato emotivo, ma per conoscerne il significato reale bisogna utilizzare le libere associazioni.

Così si possono scegliere alcune parole chiave del nostro racconto e associare tutte le parole che vogliamo concatenare a quella immagine.

Per esempio  casa  può evocare una lunga catena di parole che, elencate e raggruppate, arrivano a far emergere il contenuto implicito e il significato dell’immagine ricordata.

Ovviamente con quante più parole si prova a fare l’analisi, più intenso può essere la nostra scoperta o insight  e più ricca può diventare l’interpretazione.

Può anche diventare un argomento da condividere in leggerezza con i familiari e il proprio gruppo di amici.

 

2- Il posto sicuro

Altra pratica senz’altro utile per il proprio benessere psicofisico, può essere lo sperimentare alcune tecniche di rilassamento.

Quella che vi propongo è tratta dalla tecnica EMDR, Eye Movement Desensitization and Reprocessing, che viene conosciuta nell’ambito psicoterapeutico per il trattamento dei traumi.

Esiste un protocollo specifico che si articola in 8 fasi per questo tipo di approccio terapeutico integrativo, ma semplificando, se il nostro obiettivo è quello di rilassarci un po’ le fasi si riducono a 6 e le indicazioni sono:

  1. chiudere gli occhi e porre attenzione al proprio respiro;
  2. scegliere un ricordo e un momento in cui ci si è sentiti in una situazione di forza, di sicurezza, di tranquillità e quiete; il ricordo di un posto sicuro;
  3. produrre dei movimenti oculari bilaterali utilizzando due dita (indice e medio) di fronte a sé all’altezza degli occhi e producendo oscillazioni come fossero un pendolo; oppure dei tamburellamenti alternati con il palmo delle mani sulle gambe: questi sono chiamati “set” e servono per stimolare le connessioni neuronali all’elaborazione del ricordo;
  4. ripercorrere mentalmente il proprio ricordo del posto sicuro utilizzando i set con una decina di movimenti oculari bilaterali e tamburellamenti a rinforzo;
  5. scegliere una parola chiave che identifichi il ricordo e continuare con i set: stiamo “installando la risorsa positiva sui nostri circuiti neuronali”;
  6. attraverso questa tecnica, evocare la parola utilizzata per etichettare il ricordo dovrebbe aiutare a far riaffiorare le emozioni positive associate ad esso.

 

In entrambi i casi, provare per credere, e comunque non ci sono particolari controindicazioni.

Più ci si allena e si approfondiscono questi argomenti più le tecniche diventeranno familiari, da utilizzare senz’altro in situazioni di emergenza come questa, ma anche in quei momenti nella vita in cui cerchiamo di dedicare a noi stessi un po’ di cura in più.

 

Perché stiamo affrontando una crisi socio economica a livello mondiale, la paura causata dalla pandemia COVID 19 è senza dubbio pervasiva ogni giorno di più.

Ogni giorno, da mesi, siamo incessantemente esposti ad informazioni catastrofiche, dati mortiferi, prospettive infauste: un continuo e invadente terrorismo psicologico che se da una parte probabilmente viene perpetrato affinché si possa contenere il contagio del virus, dall’altra parte

attraverso internet manteniamo un filo costantemente teso nei confronti di tutto ciò che sta accadendo nel mondo e intanto i nostri compiti vitali, la nostra organizzazione privata e sociale completamente modificata, i nostri ritmi e le nostre certezze, vacillano.

Probabilmente mai come in questo momento la tecnologia è il solo mezzo ad uso comune che ci mantiene in contatto con gli altri e che ci permette una parvenza di continuità, reale o fittizia che sia.

Diamoci un po’ di respiro, letteralmente parlando, dal manifestarsi di atteggiamenti estremi e contrari, ipernevrotizzati da questa situazione di incertezza e ascoltiamoci con strumenti per nulla sofisticati, ma che ci possono aiutare a mantenere una sana centratura per sé stessi e per gli altri.

Per approfondire il self coaching

 

 

BIBILIOGRAFIA:

Ansbacher, La psicologia individuale di Alfred Adler, Psycho 1997

Workshop EMDR, Centro di Ricerche e studi in Psicotraumatologia, EMDR Europe, 2016

 

 

Photo by Eric Muhr

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Di Sara Di Giamberardino

Psicologa psicoterapeuta adleriana, lavora presso ATM di Milano dal 2005 nella Direzione Formazione Selezione Sviluppo e Organizzazione. Si occupa in particolare di progettare ed erogare interventi di formazione relazionale/ manageriale e di selezione delle figure professionali ricercate per i diversi ruoli aziendali. Collabora come volontaria con Dimensione Animale di Rho.