Ennio Flaiano e Bertrand Russell, Konrad Adenauer e Carlo Maria Cipolla, Giancarlo Livraghi e tanti altri di noi meno importanti, teorizzano che la stupidità ha pochi confini ed è fra le cose più pericolose.
Massimo Bellotto, professore ordinario di Psicologia del lavoro all’Università di Verona, con il suo Stupidità e Formazione attraversa con ironia le relazioni del formatore con la stupidità del committente, la stupidità dei partecipanti, con il superfluo, con il politically correct, con il lessico degli addetti ai lavori e le ipocrisie che sottende. E naturalmente le situazioni in cui lo stupido è il formatore.
Tutte considerazioni applicabili anche al coaching: Tanto per fare qualche esempio: al coaching manageriale, perché normalmente si svolge in un contesto organizzato dove chi paga non è il coachee; al life coaching, allo sport coaching e all’orientamento, dove non sempre il coachee è consapevole dei propri limiti; al mentoring quando non c’è fiducia nei ruoli rispettivi o manca la trasparenza sugli obiettivi.
Con un’osservazione interessante: che oggi il contrario di stupido è intelligente, ma un tempo era saggio, sapiente.
Che fare, quindi, davanti alla stupidità?