Un atteggiamento empatico ti mette in contatto con l’altro, con le sue emozioni. Costruisce un ponte di fiducia veloce, basato sulla comprensione, sull’assenza di giudizio, sull’immediatezza.
Far sentire all’altro la nostra presenza. Sapersi mettere nei panni dell’altro. Coinvolgersi e capire profondamente.
Non a caso, chi ha iniziato a parlare di empatia è stata la critica d’arte alla fine dell’Ottocento, per descrivere la sensazione che proviamo davanti a un capolavoro che ci muove qualcosa dentro, la riflessione estetica che fa capire il valore simbolico.
C’è chi dice che sia un dono, cioè un tratto di personalità; e chi dice che sia una competenza, cioè un comportamento sviluppabile. Infatti non esiste una definizione condivisa di empatia, e quindi gli strumenti per descriverla e misurarla si basano su aspetti cognitivi, affettivi, multidimensionali. Sicuramente l’empatia è una caratteristica dei leader, dei buoni medici, dei grandi persuasori e comunicatori.
Jeremy Rifkin, nel suo La civiltà dell’empatia arriva a dichiarare che non siamo Homo Sapiens, ma Homo Empathicus, naturalmente predisposti in questo senso dalla nostra storia evolutiva. Con qualche effetto secondario.
Il sito di “Psicologi Psicoterapeuti” offre l’opportunità di testare gratuitamente il proprio livello di empatia.